Zanzanù – La battaglia di Tignale

 

Giovanni Beatrice (alias Zanzanù) è una figura entrata da secoli nell’immaginario folklorico gardesano: L’Archibugio, sulla scorta dei numerosi saggi pubblicati dallo storico Claudio Povolo (Università Ca’ Foscari – Venezia), è impegnata da anni in un progetto di riscoperta della dimensione storica e umana del bandito che per più di quindici anni tenne in scacco la Repubblica di Venezia.
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Accade in questi giorni in alto Garda, a 400 anni dall’uccisione del brigante Zanzanù, avvenuta il 17 agosto del 1617 sui monti di Tignale in seguito all’attacco concentrico delle comunità di Gargnano e appunto di Tignale, che avevano deciso di ribellarsi alle sue violenze al culmine di un decennio di rapine e scorribande.

La figura di Zanzanù ancora oggi divide: ha il volto di un efferato criminale, o quello di un brigante romantico, di una vittima del potere, una specie di Robin Hood dell’alto Garda.

Nato a Gargnano nell’aprile del 1576, Giovanni Beatrice detto Zanzanù fu protagonista di una violenta faida con i Riccobon di Toscolano che coinvolse la sua parentela, scatenata dopo l’uccisione di suo padre. Faida che sarebbe dovuta finire con «la pace di Salò», ma le tensioni rimasero quando il podesta di Brescia, Bernardino Ganassoni. fu ucciso nel 1610 in occasione di una visita nel Golfo
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Comune di Tignale (Lago di Garda)
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